Area Agricola
Nella parte centrale del parco si estende una zona dalla morfologia più dolce, occupata, nel recente passato, da seminativi, seminativi arborati (piantate) e da vigneti; in seguito all’abbandono delle attività agricole, queste aree venivano più o meno regolarmente sfalciate sino al 2007.
I campi sono separati da larghe siepi alberate e cespugliate, residuo di antiche suddivisioni poderali, con Roverelle, Aceri, Olmi, Biancospini, Perastri, Ciavardelli (più rari); nei fossi si trova il Salice da Vimini utilizzato per la legatura delle viti e per altri lavori di campagna; lungo le “cavedagne” vi sono filari di Ciliegio, alberi di Noce e scarni filari di Vite; qua e là sono presenti diversi ruderi di case coloniche. Il tutto costituisce una testimonianza importante e interessante di quello che era il paesaggio agrario della collina bolognese fino a non molti anni fa.

Corte San Gaetano
La corte è costituita da un edificio principale (abitazione e stalla), da un edificio accessorio (fienile) e da un'area cortiliva. Gli edifici sono attualmente in uno stato collabente.
Evoluzione storica
Il catasto Boncompagni (1780-1796) individua per la corte San Gaetano due edifici mentre nelle sue vicinanze registra altri sei edifici denominati “Ca’ da Gabosi”. I registri del Marchignoli descrivono l’area come prevalentemente abitativa, con la presenza di una casa padronale della famiglia Sampieri (le mappe la indicano con la dicitura “palazzo”), di altre case per i fattori e una peschiera. Anche il catasto Gregoriano e il Catasto del 1940, individuano nell’area un insediamento composto da più edifici. Il catasto del 1969 segnala un cambiamento rispetto alla situazione precedente: il sito assume una connotazione più simile all’attuale con un grande volume a pianta rettangolare in adiacenza al rio con un piccolo annesso e a nord un edificio a pianta quadrata (fienile oggi in stato di degrado). Il nome della corte deriva probabilmente dalla cappella della famiglia Sampieri Talon, dedicata a San Gaetano.

Corte Santa Margherita
La corte è costituita da un edificio principale (abitazione con ricovero animali e attrezzi), da un edificio accessorio (stalla e fienile) e da un altro edificio accessorio adibito a ricovero animali. La corte si configura come il complesso di maggiore importanza nell’ambito del sistema delle corti agricole della ex tenuta Sampieri Talon per la sua dimensione e per la sua posizione baricentrica rispetto alla tenuta stessa e si trova in un tratto pianeggiante ben accessibile.
L’edificio accessorio (stalla-fienile) è stato ristrutturato (fondi comunali e privati) nel 2014 e riconvertito alla funzione di forno a legna per la produzione di alimenti.
Costituisce il perno delle principali attività collegate al progetto di sviluppo dell’attività agricola all’interno del Parco della Chiusa.
Evoluzione storica
Il catasto Boncompagni (1780-1796) individua un solo edificio, denominato “Le colle di Sotto”; il terreno risultava già intestato a Ferdinando Sampieri. La coltura principale era la vite coltivata secondo l’usanza con gelsi ed era segnalata la presenza di pioppi lungo il rio. Il catasto Gregoriano (1835) segnala la presenza di due edifici di cui uno di maggiori dimensioni. Le coltivazioni del periodo variano tra il seminativo e la vigna, come descritto dal brogliardo e dal catastino rustico. Il catasto del 1940 indica invece la presenza di tre edifici così come si presenta ora.


Corte Montagnola di Sopra
La corte, situata in posizione finale lungo il percorso di via Panoramica alta, su di uno sperone roccioso che domina la valle sottostante, in ottima posizione panoramica è costituita da un edificio principale, abitazione con stalla e fienile da un edificio accessorio.
L’edificio accessorio, distrutto da un incendio nel 2007, è stato ricostruito integralmente nel 2012 (fondi del Piano di Sviluppo Rurale e Comunali) ed oggi ha funzione di Centro Visite/Centro Studi.
E’ raggiungibile anche in auto da via Montealbano (comune di Bologna), dove si trova un piccolo parcheggio in cui lasciare l’auto per proseguire a piedi alla scoperta del Parco.
Evoluzione storica
Il nucleo appare costituito, fino al 1805, da un solo edificio rettangolare. L’area attorno alla corte, allora di proprietà della famiglia Baroni, risultava come area agricola, con presenza di viti, di frumento, di gelsi, di alberi da frutto. Dal 1831 il catasto Gregoriano indica la presenza di due edifici principali e un annesso. In questo periodo la proprietà è della famiglia Carboni e le coltivazioni sono le medesime con l’aggiunta di aree a pascolo. Sul finire dell’800 sono segnalati diversi passaggi di proprietà, in particolare quello alla marchesa Carolina Talon. Il cessato catasto del 1940 conferma la medesima composizione del costruito. Il cessato catasto del 1969 segnala la presenza di un ulteriore annesso. Oggi gli appezzamenti poderali in prossimità della corte risultano abbandonati, e le aree boscate prevalgono.

Corte Montagnola di Mezzo
La corte si colloca in posizione intermedia lungo il percorso di via Panoramica alta, all’inizio di un falsopiano che caratterizza questa parte della zona collinare del parco. L’importanza storica di questo insediamento è comune alle altre due Montagnole:fungere da presidio per la manutenzione dell’ambiente collinare.
La corte è composta da un edificio principale adibito ad abitazione con stalla e da due edifici accessori, uno destinato a rimessa e fienile, l'altro a forno e ricovero animali.
L’edificio ad uso abitativo è stato ristrutturato nel 2014 (fondi del Piano di Sviluppo Rurale e Comunali) creando due appartamenti che dal 2015 offrono ospitalità turistica.
Il fienile è stato ricostruito nel 2017 a seguito di un incendio che lo aveva fortemente danneggiato.
Evoluzione storica
Il catasto Boncompagni (1780-1796) e il catasto Gregoriano (1835) individuano per questo nucleo un unico edificio, posto in posizione analoga all’attuale edificio principale. Negli anni ’30 del 1800 la particella è intestata alla famiglia Sampieri, poi vi è una voltura che segnala un passaggio di proprietà alla famiglia Zappoli; il terreno di competenza della casa colonica risulta impiegato principalmente per vigne, pascoli e semina. Il catasto del 1940 riporta un edificio principale e un piccolo annesso. Il catasto del 1969 segnala la comparsa di due ulteriori annessi, posti in prossimità della casa, presumibilmente gli attuali fienile e forno. Oggi gli appezzamenti poderali in prossimità della Montagnola di Sotto risultano scarsamente agevoli, mentre continuando lungo la via Panoramica verso Montagnola di Sopra ci si affaccia a valle verso una serie di poderi ben orientati con pendenza non eccessiva e aree con alberature isolate adatte al pascolo.

Corte Montagnola di Sotto
La corte si colloca all’inizio della salita di via Panoramica alta: storicamente venivano sfruttate le zone in falsopiano per colture a seminativo ed i pendii con buona esposizione per colture a frutteto. Come le altre corti denominate “Montagnole”, la corte Montagnola di Sotto riveste un’importante funzione di presidio per la manutenzione dell’ambiente collinare. È composta da un edificio principale, un fabbricato a carattere abitativo, con spazi di rimessa e cantina al piano terra e da un edificio accessorio un tempo destinato a ricovero per animali ed ora abbandonato ed inaccessibile per l’eccessiva crescita di vegetazione spontanea; la struttura è oggi collabente.
Evoluzione storica
Prima del 1805 risulta presente un unico edificio e il terreno, di proprietà del marchese Sampieri è destinato principalmente a vigne, frumento, castagni, canapa, gelsi e pascolo. Il catasto del 1940 individua un volume posto in posizione analoga a quello attuale e un’ulteriore conferma ci giunge dal catasto del 1969.

Villa Ada o Villa Balducci
La corte è composta da un edificio principale adibito ad abitazione, da un edificio accessorio ad uso stalla e fienile e da un'area cortiliva; l’edificio è oggi collabente.
Evoluzione storica
Il catasto Boncompagni (1780-1796) riporta la presenza di un edificio dalla planimetria articolata con due annessi. Il terreno intestato alla famiglia Barili risulta impiegato principalmente per la coltivazione di vigne, gelsi, canapa, frumento ed aree boscate. Il catasto Gregoriano (1835) individua variazioni planimetriche dovute ad ampliamenti, la proprietà risulta intestata alla famiglia Giorgi e i terreni risultano coltivati a vigna, pascolo e seminativo. Il catasto del 1940, come quello del 1969, conferma gli ampliamenti anche se sembra che fossero molto maggiori di quanto appaia oggi.
Il nome della villa deriva da quello di Ada Balducci, ultima proprietaria dell’area prima dell’acquisizione da parte della famiglia Talon.
All’inizio dell’Ottocento, la signora Balducci, facendo dei lavori di restauro, trovò sotto terra una lapide in pietra serena con una scritta in caratteri capitali che, in un latino ampolloso e pieno di abbreviazioni, così recitava: “A perenne memoria dei fatti - Questa casa, con le sottostanti cantine e tutte le pertinenze, Giulio, Francesco Maria e Filippo Maria, fratelli e figli del signor Ludovico Castelbarchi, e la signora Laura De Andromatis, moglie, conducono in enfiteusi per il Reverendissimo Rettore della Chiesa senza cura d’anime di S. Martino delle Bollette, fino alla terza discendenza maschile inclusa della detta signora Laura. Ciò terminato, con tutti i diritti e le loro pertinenze e ogni miglioramento essi renderanno alla medesima chiesa gli stessi beni liberi ed a pieno diritto, come risulta secondo la Bolla Apostolica e dai rogiti di Ser Carlo Monari, notaio arciepiscopale - Nell’anno del Signore 1686”. Come si usava nei contratti di enfiteusi (perché non si perdesse memoria del vero proprietario), la lapide venne posta per ricordare un contratto stipulato dai figli di Ludovico Castelbarchi e dalla loro madre nel 1686 con il Rettore della Cappella di S. Martino delle Bollette in Bologna.
Ilcontratto riguardava un terreno con sovrastante edificio di proprietà della Cappella, che i Castelbarchi avrebbero utilizzato e migliorato, con l’obbligo di restituzione dopo tre generazioni. La signora Balducci fece incassare questo documento in pietra nel muro della sua villa dove è rimasto per più di un secolo. Nel 2004 durante una nevicata, la pietra è scivolata a terra, fortunatamente senza rompersi. Ora è conservata in Comune.