Zona dei calanchi e degli affioramenti gessosi
Nella parte meridionale del parco la morfologia si fa più accidentata e assume le tipiche forme di erosione dei calanchi argillosi; in questa zona la vegetazione è scarsa e prevalentemente arbustiva, concentrata nei compluvi; poco più a nord, il rilievo si addolcisce improvvisamente nella zona dove affiora la vena gessosa, con rocce luccicanti di selenite: la vegetazione è prevalentemente arbustiva, con prevalenza di Rosa canina, Ginestra, Biancospino, Rovo, Perastro, Prugnolo; prevalgono le specie termofile ed eliofile, riproponendosi qui, in chiave minore, il fenomeno che avviene sui gessi bolognesi, dove la presenza di ampi affioramenti gessosi crea condizioni microclimatiche particolari con diminuzione della frequenza e dell’intensità delle giornate di “ghiaccio” rispetto alle aree circostanti; tali condizioni favoriscono, anche qui al Talon, lo sviluppo di piante termofile quali il Cisto femmina (Cistus salvifolius), specie stenomediterranea decisamente rara in provincia di Bologna e rarissima sulle colline emiliane a Ovest della valle del Reno; nel parco il Cisto è presente con pochi e localizzati esemplari in corrispondenza di un banco arenaceo immerso nelle argille.

In zona è anche presente Phillyrea latifoglia, specie mediterranea con portamento arbustivo o arboreo (piccolo alberello), piuttosto rara in Provincia di Bologna. Nella zona dei calanchi il manto vegetale si presenta talora discontinuo e soggetto ad un certo dinamismo determinato proprio dai fenomeni erosivi più o meno intensi a seconda della pendenza dei versanti e dei periodi dell’anno. In quest’area sono state rilevate alcune orchidee protette dalla L.R. 2\77. E’ questa una delle aree del parco di maggiore interesse naturalistico per i suoi aspetti geologici, geomorfologici, botanici e anche faunistici.

Evoluzione storica
Storicamente di qui passava, sin dal 1262 la pubblica via della Cavera che collegava Bologna alla Toscana: passando lungo la riva destra del Reno evitando così la Rupe di Sasso Marconi, essa attraversava tutto il Parco della Chiusa lungo l’attuale tracciato di via Panoramica bassa. La strada prendeva il nome dal fatto che permetteva il trasporto in città dei blocchi di selenite e di gesso estratti dalle “cavere” (cave) presenti sul suo percorso. La Cavera fu una direttrice fondamentale per lo sviluppo del territorio e venne abbandonata solo secoli dopo con l’apertura della Porrettana sull’altra sponda del Reno.

Oggi il sentiero è stato riaperto dal CAI in quanto si auspica che possa offrire un percorso alternativo in periodo autunnale/invernale al sentiero CAI 112 (Via degli Dei) che nel tratto che costeggia la sponda destra del fiume Reno in questi periodi dell’anno si impaluda diventando difficilmente percorribile.