Questa zona è conosciuta come Ca’ Bianca perché qui storicamente vi era l’omonima corte colonica abbattuta nel 1987.

Questa corte come le altre quattro ancora visibili entro il parco aveva una funzione di presidio del territorio agricolo ed era abitata da famiglie di contadini che coltivavano i terreni circostanti


Oggi qui termina la parte più frequentata e facilmente accessibile del parco e da qui partono alcuni sentieri che portano verso Sasso Marconi.

Storicamente di qui passava, sin dal 1262 la pubblica via della Cavera che collegava Bologna alla Toscana passando lungo la riva destra del Reno ed evitando così la Rupe di Sasso Marconi; essa attraversava tutto il Parco della Chiusa lungo l’attuale tracciato di via Panoramica bassa.

La strada prendeva il nome dal fatto che permetteva il trasporto in città dei blocchi di selenite e di gesso estratti dalle “cavere” (cave) presenti sul suo percorso. La Cavera fu una direttrice fondamentale per lo sviluppo del territorio e venne abbandonata solo secoli dopo con l’apertura della Porrettana sull’altra sponda del Reno.

La via era talmente frequentata che i signori Sampieri quando costruirono la villa Sampieri Nuova (nel XVIII secolo) furono costretti, per collegare il giardino romantico a monte dell’attuale via Panoramica con il parco all’Inglese, a costruire un ponte girevole che permettesse il passaggio sulla via della Cavera di carri anche molto alti.
Se percorrete via Panoramica prima di arrivare al civico 11, vi troverete con un muro alla vostra sinistra e una staccionata alla vostra destra; la staccionata ad un certo punto viene interrotta da un muro che altro non era che l’appoggio del ponte girevole. Di fronte, lungo il muro di contenimento, si notano ancora gli antichi cardini del ponte.

Oggi l’area è un area prativa caratterizzata dal punto di vista botanico da formazioni erbacee seminaturali di versante identificate quale Habitat 6210.

Formazioni erbacee seminaturali di versante
Formazioni erbacee collocate nella porzione meridionale del Parco, costituiscono piccoli lembi di praterie secondarie soggette ad una rapida colonizzazione arbustiva, con prevalenza di rosa canina (Rosa canina L.), prugnolo (Prunus spinosa L.), biancospino (Crataegus monogyna Jacq.). Dalle foto aeree storiche si individuano altri lembi di praterie secondarie sul versante collinare, oggi già trasformati in arbusteti o boschi di neoformazione.
Tra le specie erbacee presenti, in particolare, nella prateria sopra Cà Bianca: Sherardia arvensis L., Trifolium pratense L., Trifolium arvense L., Sanguisorba minor Scop., Dactylis glomerata L., Plantago major L., Plantago lanceolata L., Lolium perenne L., Avena sterilis L., Veronica persica Poir., Hypericum perforatum L., Clinopodium nepeta (L.) Kuntze, Daucus carota L., Convolvulus arvensis L., Medicago lupulina L., Medicago orbicularis (L.) Bartal., Linum bienne Mill., Aegilops geniculata Roth, Arrhenatherum elatius (L.) P.Beauv. ex J. & C. Presl., Agrimonia eupatoria L., Salvia pratensis L., Lotus corniculatus L.
(dalla Relazione definitiva – 15 Marzo 2017 Dip. BiGeA – Università di Bologna, Prof. Alessandro Chiarucci, Dot.sa Chiara Lelli)

Come misura di contenimento degli arbusti si prevede di realizzare uno sfalcio tardivo all’anno, al termine del periodo di fioritura e di disseminazione delle specie erbacee (da effettuarsi indicativamente nel mese di luglio).

In questa maniera, ritardando quindi lo sfalcio, si favorisce l’aumento della biodiversità florofaunistica delle praterie. Si favorisce la riproduzione spontanea delle specie di prateria, avvantaggiando al contempo l’entomofauna che trova nutrimento e rifugio in tali ambienti. In particolare si accenna qui all’entomofauna impollinatrice, tra cui si annoverano gli apoidei selvatici, un vasto gruppo di insetti di grande importanza per la conservazione degli ecosistemi. Svolgendo il servizio di impollinazione, tali organismi assicurano la riproduzione di gran parte della flora esistente, la produzione di frutti, semi, foraggio e la conservazione degli ambienti naturali (ISPRA 2013).